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Articolo pubblicato su “Yoga in Occidente” n°9, Anno IV, Aprile 2006


Allineati e precisi

È in sintesi lo Yoga insegnato da B.K.S. Iyengar
L’esempio di un āsana per capire come si pratica

di Maria Paola Grilli

Per spiegare che cos’è lo Iyengar-yoga, occorre anzitutto precisare che lo Yoga è uno solo, o meglio l’obiettivo dello Yoga è unico: uscire dall’identificazione con la mente per riconoscere la propria anima, entrare in armonia con la propria essenza, che è anche l’essenza di tutto il creato. Questo è espresso molto chiaramente negli Yoga-sutra di Patanjali.
Si pensa allo Yoga come ad una filosofia, ma in realtà uno studio approfondito di questo antico testo ne fa emergere piuttosto l’aspetto scientifico, sia per la chiarezza con cui è esposto il fine, sia per la precisione con cui sono descritti i modi per raggiungerlo. Lo Yoga è infatti anche conosciuto come “la scienza dell’anima”. Chiunque proclami di fare Yoga dovrebbe avere questo come unico obiettivo. Suffissi o prefissi al termine Yoga stanno a significare uno stile o un metodo per perseguire quell’unico e comune traguardo.
Questo è anche il caso dello Iyengar-yoga”, che prende il nome da B.K.S. Iyengar, che oggi – a 87 anni – vive, pratica e insegna a Pune, in India. Sono stati proprio i suoi allievi che hanno cominciato a chiamare Iyengar-yoga il suo metodo di insegnamento, che ha un modo così particolare di mettere in pratica e divulgare questa antica disciplina.
La caratteristica principale che distingue questo Yoga dagli altri metodi è, se vogliamo, proprio l’approccio scientifico che Iyengar ha utilizzato nel mettere in pratica gli insegnamenti di Patanjali.
A un primo sguardo, ciò che più colpisce sono infatti: precisione, allineamento, chiarezza delle istruzioni, utilizzo di attrezzi, particolari sequenze e durata per l’esecuzione degli āsana.
Perché tanta enfasi sulla precisione e sull’allineamento? La risposta è semplice. Se consideriamo un essere umano come costituito da corpo, mente e anima, come un tutt’uno inseparabile, ciò che si osserva e ciò che caratterizza la nostra era è in realtà una grande dispersione, è come se l’essere umano vivesse in prima persona un senso di disgregazione, una separazione delle parti di cui è composto.
Una forte identificazione con alcuni aspetti mentali porta quasi a dimenticarsi del corpo, o a viverlo come qualche cosa di separato. Se intendiamo come anima la parte di noi che si pone domande esistenziali, quella voce interiore che ci spinge a cercare significati a questa vita, c’è da chiedersi quanto spazio si dia a questa parte, e semmai quanto venga ascoltata questa parte.
In generale se ne può dedurre che corpo-mente-anima e le funzioni relative a queste parti non vengono vissuti come un tutto unico. Ne consegue un disagio esistenziale, un sentirsi fuori posto, come se nella stessa casa vivessero persone che non si conoscono o che non comunicano.
Per riunire le parti disperse, per ricreare unione e armonia all’interno dell’essere umano, Iyengar suggerisce di partire proprio dal corpo fisico, l’aspetto più grossolano che ci rappresenta.
La strategia che ci propone è quella di eseguire gli āsana:
• con la precisione, per sviluppare quelle qualità riflessive che aiutino a mettere le varie parti del corpo in relazione fra di loro;
• con l’allineamento, e le relative indicazioni vengono date fin dall’inizio per far sì che il collegamento delle parti e i movimenti connessi si stabiliscano con rinnovata armonia.
La precisione ci serve per darci il tempo di “sentire”, l’allineamento per “conoscerci”.

Per spiegare come si può mettere in pratica tutto questo, possiamo fare un esempio pratico. Stando in posizione eretta, nel disporre semplicemente i piedi sul pavimento siamo in grado di “sentire” se l’appoggio è uniforme, se entrambi i piedi sono appoggiati allo stesso modo? Siamo in grado di sentire, di distinguere se un piede spinge di più dell’altro? Se l’allungamento dei metatarsi è uguale in entrambi i piedi?
Infatti, se distribuissimo il peso del corpo in maniera uniforme su entrambi i piedi, potremmo trovare un migliore equilibrio che ci consente di distendere le gambe con maggiore intensità e che influenza in maniera significativa il nostro modo di stare in piedi. Se lavorano in maniera adeguata, i piedi donano stabilità e le gambe si possono distendere e allungare. Il lavoro accurato di piedi e gambe si trasmette attraverso il bacino direttamente alla colonna vertebrale, le spalle possono abbassarsi per lasciare libera la testa di allungarsi verso l’alto, le braccia sono distese ai lati del busto. Il solido sostegno di piedi e gambe si riflette sulla colonna vertebrale, ma anche sul sistema nervoso che vi scorre all’interno, entrambi subiscono un nuovo allineamento e tutta la postura ne viene influenzata. Ciò che ho appena descritto è la posizione di base, tādāsana, la posizione della montagna.

Se questo lavoro di allineamento e precisione viene approfondito ed esteso alle altre posizioni, protratto nel tempo consente giorno dopo giorno di sviluppare quei processi di auto-osservazione e auto-analisi che influenzano profondamente la mente. Attraverso questo modo di lavorare, le funzioni motorie e psichiche normalmente agitate e disperse vengono riunite e raccolte all’interno di se stessi.
Con il corpo fisico allineato, anche l’energia che vi scorre all’interno viene influenzata e si diffonde uniformemente in tutto il corpo. Allineando il corpo fisico, viene influenzata anche la mente e allora anch’essa comincia ad allinearsi e da una condizione di dispersione inizia a sperimentare una maggior concentrazione. Mente e intelligenza vengono utilizzate in un modo particolare, si attinge e si sviluppa l’intelligenza discriminativa. La mente comincia a lavorare in unione con il corpo. Questa unità corpo-mente è una buona condizione per poter sperimentare profondità maggiori all’interno di noi stessi, per affrontare le richieste del nostro nucleo più profondo, la nostra anima, quella parte considerata più sottile se paragonata al corpo più grossolano.
Si può obiettare che lo scopo dello Yoga è proprio quello di uscire dall’identificazione con la mente. Giusto, ma per prima cosa occorre armonizzare la mente con il corpo. Occorre che la mente ritrovi una condizione di equilibrio, che abbandoni la condizione dispersiva. La mente ha in sé delle funzioni importanti che possono condurci verso la nostra anima, è necessario quindi portare allo scoperto queste parti, valorizzarle e integrarle perchè ci aiutino in questo cammino verso il nucleo più profondo di noi stessi. E questo cammino è considerato dai saggi ciò che rende l’essere umano degno di tale nome.

Maria Paola Grilli, laureata in biologia, abbandona dopo dieci anni la carriera di biologa per dedicarsi a tempo pieno allo yoga.
Fondatrice dello Studio Iyengar Yoga di Torino, insegna dal 1993 grazie al diploma rilasciato dalla scuola di B.K.S. Iyengar, che ha sede a Pune, in India, dove si reca due volte all’anno per perfezionarsi.

 

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